giovedì 18 novembre 2010

Fare impresa in italia?

L'intento di questo blog è di presentare diverse prospettive sul tema dell'imprenditorialità in Italia con un taglio, se vogliamo, interno, cercando di vestire i panni degli individui che fanno impresa o che sono interessati a fare impresa. Quando si contestualizza il processo di fare impresa in Italia quel che emerge è la mancanza di cultura imprenditoriale, la mancanza di politiche volte alla promozione all'imprenditorialità, l'incapacità del paese di mantenere i migliori cervelli e metterli al frutto di un sistema economico virtuoso e così via.

C'è, tuttavia, un dato che è particolarmente scoraggiante ed avvilente per i giovani italiani che vogliano intraprendere questo percorso ed attiene delicate questioni strutturali del paese: la pressione fiscale per le imprese.

La World Bank ha pubblicato quest'oggi il rapporto Paying Taxes 2011 e il quadro che se ne ricava è sconvolgente e deprimente allo stesso tempo: in Italia si paga, proporzionalmente, più del 50% in più di quanto si paga mediamente negli altri paesi europei (68,6% contro il 44,2%).

Con quale spirito i nostri volenterosi giovani possono essere incentivati a fare impresa in Italia?

mercoledì 17 novembre 2010

Global Entrepreneurship Week


La GEW è un evento internazionale che promuove la cultura imprenditoriale e l'educazione alla imprenditorialità. Per tutta la settimana in numerosissimi paesi di tutto il mondo ci saranno incontri e manifestazioni legati ai temi cari a questi blog.

Vi segnalo questo evento che si terrà presso la Alma Graduate School dell'Università di Bologna che ha come tema il networking, elemento che per la sua importanza è stato il filo conduttore anche della GCEC tenutasi qualche settimana fa presso la Smeal Business School di Penn State.

Entrepreneurship it!

lunedì 15 novembre 2010

Come creare startup in Italia

E’ vero che per creare startup innovative di successo occorre uscire dall’Italia? Quali sono le prospettive per chi resta nel nostro paese? Cosa è possibile fare e cosa no?

Sono alcune delle domande a cui un manipolo di giovani “startuppari” cercherà di rispondere nel corso dell’evento stile barcamp organizzato da Spreaker per stimolare riflessioni e dibattito sul “fare impresa in Italia”. Tra i partecipanti i fondatori di imprese giovani e ambiziose tra cui: Xmatch, Balsamiq, Mashape, Koinema, Econoetica.

L’appuntamento è fissato per Martedì 16 novembre alle 18,30 presso l’Arteria, Vicolo Broglio, 1- Bologna. Trovate tutti i dettagli qui.

Approfitto di questo post per segnalare ai nostri lettori il caso di Spreaker, startup che sta bruciando le tappe grazie ad una piattaforma tecnologica che permette agli utenti di diventare veri e propri DJs creando e trasmettendo il proprio palinsesto radiofonico. Insomma una sorta di Youtube radiofonico. Il modello di business verte sull’inserimento di stacchi pubblicitari customizzati all’interno delle trasmissioni radiofoniche ideate e lanciate dagli utenti.

A meno di un anno dalla fondazione Spreaker ha oggi al suo attivo circa 10.000 DJs e 100.000 ascoltatori. A riprova del potenziale di questo modello, proprio la scorsa settimana Italian Angels for Growth (la più importante community di Business Angels in Italia) ha annunciato di aver concluso un round di finanziamento di 250.000 euro a favore di Spreaker.


Non vi nascondo che scrivo questo post con una punta di orgoglio visto che Spreaker è nata con il sostegno del nostro incubatore AlmaCube dopo aver vinto l’anno scorso la Start Cup di Bologna, della cui commissione ho avuto il piacere di fare parte.

Complimenti ragazzi e continuate così!

mercoledì 10 novembre 2010

Le migliori 30 sotto i 30

Questo post parlerà di imprenditori.
Giovani imprenditori.
Per essere precisi: sotto i 30 anni.

La rivista Inc pubblica la classifica per il 2010 delle 30 imprese più interessanti fondate da imprenditori sotto i 30 anni (negli US) e scorrendo la lista credo vi siano diverse osservazioni che è necessario fare.

20 di queste imprese possono essere definite tecnologiche perchè il prodotto o il servizio offerto è reso possibile dall'impiego di computer e/o avanzamenti tecnici.
Contrariamente a quel che la vulgata sull'innovazione dice, solamente una di queste (AlterG) è frutto di un'innovazione di prodotto. Un paio di altre imprese si basano sullo sviluppo di algoritmi e codici proprietari, mentre tutte le restanti basano la propria competitività essenzialmente su innovazioni di modello di business.

Il dato più importante (e probabilmente il meno sorprendente per chi si interessa di imprenditorialità) è che la maggior parte delle imprese è web-based (ben 17), si voglia perchè i servizi o i prodotti offerti utilizzano il canale web o perchè le applicazioni client offerte girano sulla rete (un esempio sono le app per smartphone). Il motivo per cui questo non sorprende assolutamente è che il costo di una start-up web-based si riduce alla voce capitale umano e poco altro. Esempi di giovani(ssimi) imprenditori di grande successo in questa categoria sono all'ordine del giorno (dal prezzemolino Facebook al nuovo fenomeno Foursquare - anch'esso nella classifica dei 30 - a SCVNGR e così via)

Poi c'è il dato che potrebbe far storcere di più il naso a chi si occupa di innovazione: se 20 sono imprese tecnologiche, ben 10 continuano ad essere imprese in settori "tradizionali".
E per tradizionali intendo dire che si passa dagli abiti sartoriali di Astor & Black ai cetriolini sott'aceto di McClure Pickles al negozio per appassionati di ricamo CityCraft.

Al termine di questa analisi mi sono chiesto cosa verrebbe fuori se comparassimo queste 30 con le corrispettive italiane, ma sono stato fermato subito da un interrogativo piuttosto importante: ma chi sono le nostre 30 sotto i 30?

Vi lancio una proposta: perchè non compiliamo anche noi il nostro elenco di eccellenze?

lunedì 8 novembre 2010

IO DA GRANDE VOGLIO FARE L’IMPRENDITORE!

Nell’immaginario collettivo è nitido il momento in cui si chiede al bambino “Tu che cosa vuoi fare da grande?” Le risposte più gettonate sono sempre le stesse: “Astronauta”, “Pompiere”, “Calciatore”, “Medico”, etc. etc.

Non sarebbe bello se qualche bambino rispondesse “Io da grande voglio fare l’imprenditore!”

Pensate ai benefici di un modello educativo che esalti la passione per un'idea, l'ingegno, il fai da te, il coraggio di mettersi in gioco, l'orientamento all'azione, il valore del team, l'impresa come perseguimento di una visione. Non sarebbe fantastico?

Purtroppo il ruolo dell’imprenditore in Italia è ancora vissuto con circospezione e sospetto, anche a causa di un sistema che tende a dare grande visibilità ai casi di mala imprenditorialità trascurando invece i casi esemplari che dovrebbero essere al centro dell’attenzione dei media come modelli di riferimento per le nuove generazioni.

Ma le cose stanno forse cambiando. Apprendo oggi con entusiasmo la notizia che il progetto pilota “La tua idea d’impresa”, promosso da Confindustria e dal Ministero dell’Istruzione per far divenire la cultura imprenditoriale materia scolastica, ha superato la fase pilota e verrà presto esteso a livello nazionale. Si tratta di un format che porta lo "startup d' impresa" in classe con una competizione tra scuole secondarie superiori. Dopo due edizioni pilota che hanno coinvolto 25 scuole e oltre 2000 tra studenti, docenti ed imprenditori, Confindustria estende l' iniziativa al resto del territorio nazionale e per l' anno scolastico 2010/2011 il progetto verrà realizzato nelle provincie di Alessandria, La Spezia, Livorno, Varese, Firenze, Roma, Perugia, Chieti, Bari, Barletta Andria Trani, Cosenza. A mio avviso è una splendida iniziativa. Tutte le informazioni dettagliate le trovate sul sito www.latuaideadimpresa.it

Sull’importanza di educare i bambini all’imprenditorialità vi segnalo infine questo speech tenuto da Cameron Herold per TED. Cameron è un imprenditore seriale e un “libero pensatore”, fondatore di imprese geniali come 1-800-GOT-JUNK? che oggi conta oltre 2000 dipendenti.

Ascoltatelo, è provocatorio e spiritoso, ma soprattutto molto stimolante. A voi il giudizio…

Cameron Herold: Let's raise kids to be entrepreneurs | Video on TED.com

venerdì 5 novembre 2010

Etica e Impresa

“È innegabile che un’impresa sana può diventare un potente motore di benessere economico. Tuttavia essa deve contraddistinguersi anche e soprattutto per la capacità di servire il bene comune della società salvaguardando la dignità degli individui, siano essi i consumatori, i suoi dipendenti o i suoi dirigenti. L’impresa dunque deve essere guidata non solo dalla ricerca del profitto, ma anche dall’impegno sociale, dall’attenzione alle condizioni di lavoro e alle realtà locali, oltre che dal perseguimento incessante di uno sviluppo sostenibile. Con la crisi finanziaria che mette in ginocchio l'economia mondiale, coniugare l’attività d’impresa con l'etica diventa indispensabile in prospettiva sia economica sia antropologica”.

E’ questo l’incipit ideale del ciclo di seminari che ho organizzato con l’aiuto del mio collega il Prof. Carlo Boschetti e in collaborazione con lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna. Si tratta di un affascinante ciclo di lezioni tenute da esponenti del mondo della cultura e dell’imprenditoria sul significato etico dell’agire economico e imprenditoriale. Come potete vedere dal programma dettagliato abbiamo un lineup di speaker di grande livello. Gli incontri sono aperti a tutti, vi aspettiamo!

giovedì 4 novembre 2010

Fare impresa: opportunità o necessità?

La recente crisi economica ed il conseguente innalzamento del tasso di disoccupazione hanno portato il tema della creazione d'impresa ancor più al centro del dibattito politico, economico ed accademico. E' interessante notare come la prospettiva US sia, per diversi tratti, assai differente da quella italiana (ed europea, più in generale).

Ma non per i soliti noti motivi (o, per lo meno, non solo).

Per prima cosa la creazione d'impresa è vista come motore dell'economia: sotto il profilo dell'occupazione (creazione di posti di lavoro), sotto il profilo dell'innovazione (creazione di capitale tecnologico e umano) e sotto il profilo di supporto alla comunità (più l'economia è florida, più la comunità di riferimento beneficia dell'impiego del gettito fiscale di queste realtà produttive e del loro apporto diretto in donazioni e iniziative di responsabilità sociale).

E' un secondo aspetto del dibattito, tuttavia, quello che ha catturato la mia attenzione: la creazione d'impresa è frutto di opportunità o necessità?

Storicamente la creazione d'impresa (grazie al contributo della scuola economica austriaca) è stata vista come meccanismo legato all'equilibrio dei mercati: per Schumpeter la distruzione creatrice (la creazione d'impresa) permette al mercato di raggiungere un equilibrio provvisorio (cfr. equilibrio puntuato) che, a sua volta, sarebbe superato dalla successiva ondata di imprenditori; per Kirzner l'imprenditore, disvelando e cogliendo opportunità d'arbitraggio non sfruttate da altri, contribuisce al riequilibrio del mercato (o, per lo meno, ad una sua generale tendenza); per Lachmann è il soggettivismo dell'individuo che permette la creazione di opportunità imprenditoriali tramite la combinazione e ricombinazione continua di conoscenza e beni intermedi. Pur riflettendo tre approcci differenti, il quid scatenante l'azione imprenditoriale è la presenza o la creazione di opportunità.

Si è, dunque, imprenditori per opportunità.

E se invece la creazione d'impresa fosse una scelta obbligata e necessaria per chi, perso il proprio posto di lavoro, incontri grandi difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro?

In questa prospettiva, se vogliamo, sono implicite condizioni contestuali proprie del sistema americano, ove l'eventuale fallimento non è stigmatizzato socialmente (ma, al contrario è spesso visto di buon occhio dal mondo degli investitori - venture capital, angel e quant'altro) e ove si predilige un approccio interventivista ad uno attendista per quel che riguarda la dinamica dei mercati (in questo caso, quello del lavoro). Tuttavia è marcata la differenza delle lenti adottate per spiegare il fenomeno imprenditoriale in contesti culturali diversi.

E' lecito attendersi che questa prospettiva prenda piede in un'Italia ove il mercato del lavoro (in particolar modo per i giovani) è di difficile accesso, fonte di frustrazioni e scarse remunerazioni? Se questo può aiutare a cambiare l'approccio al mercato del lavoro dei giovani italiani (in particolare i giovani laureati) e contribuisca, così, all'innovazione e alla creazione d'impresa allora, ben venga.

Dall'università all'impresa: il ruolo trasversale delle nanotecnologie

La creazione di nuove conoscenze scientifiche e il loro trasferimento verso campi di applicazione tecnologica e produttiva costituiscono un'opportunità per il sistema economico-produttivo: nuove imprese per nuova occupazione. Esperienze concrete e pratiche di trasferimento tecnologico saranno presentate e discusse in occasione del seminario "Dall'università all'impresa: il ruolo trasversale delle nanotecnologie" che si terrà il 15 novembre alle 10:30 presso il Museo Oratorio di San Giovanni Battista dei Fiorentini a Bologna. Qui in allegato il programma dell'evento.

Quello dell'imprenditorialità accademica è un tema di primario interesse dato il potenziale d'innovazione tecnologica di alcune ricerche scientifiche sviluppate in ambito universitario. Spesso (non solo in Italia) i risultati promettenti di una ricerca accademica rimangono "soluzioni in cerca di un problema," senza traduzione a livello industriale - e questo, non di rado, a causa di difficoltà strutturali di dialogo e collaborazione tra Università ed imprese. D'altro canto è interessante monitorare il percorso imprenditoriale degli "spin-off accademici," start-up che si sviluppano in ambito universitario e che crescono grazie al contributo simultaneo di scienziati, manager, istituzioni e centri di ricerca.

lunedì 1 novembre 2010

DreamIt Ventures, ovvero l'estate che potrebbe cambiarti la vita

La scorsa settimana ho partecipato alla GCEC Conference che si è tenuta qui a State College, occasione che permette il radunarsi dei direttori dei più importanti Entrepreneurship Centers degli Stati Uniti (ma si sta allargando anche a paesi extra-US), nonché di practitioner e accademici impegnati nel settore.


Uno dei keynote speakers è stato Steve Welch. Steve, insieme ad un gruppo di investitori, ha recentemente fondato DreamIt Ventures, un'impresa che ha un modello di business che ha tratti di genialità. L'idea è piuttosto semplice: quante persone, soprattutto giovani, hanno idee imprenditoriali, ma necessitano di (poche) risorse e confronto con imprenditori esperti (mentors) per avviare la propria attività? DreamIt Ventures offre una risposta a questa domanda: se l'idea viene selezionata dal gruppo di managing partner e mentor, al team di potenziali imprenditori viene assegnato uno spazio nell'open space del quartier generale di DreamIt Ventures per i 3 mesi estivi. Ad ogni team viene data una somma in denaro che dipende da diversi fattori (numerosità del team, complessità dell'idea...) e accesso illimitato a consulenze/confronto con i mentor del programma. Obiettivo: avere un prodotto o almeno una versione beta entro la fine dei 3 mesi, nonché essere autosufficienti dal punto di vista finanziario. Impresa difficile? Certamente, ma non impossibile: d'altronde stiamo parlando di imprenditoria.
E a dimostrazione del funzionamento del modello ci sono già gli esempi di successo di SCVNGR e Notehall.
Se si ha un'idea, ma non si hanno le competenze tecniche, i managing partner e i mentor provvederanno a mettere in contatto chi ha avuto l'idea con una persona in possesso degli skill tecnici (e, nota bene, una persona con all'attivo esperienze, possibilimente fallimentari, imprenditoriali). Perchè possibilmente fallimentari? Perchè si impara di più dai fallimenti che dai successi. E questo non lo dico io, lo dicono tutti gli imprenditori che ho intervistato sino ad ora per le mie ricerche accademiche.

Ah, un ultimo dettaglio: il range di età delle persone che hanno partecipato fino ad ora va dai 17 (il fondatore di SCVNGR) ai 54 anni, quindi non ci sono scuse.

I vincitori della StartCup di Bologna

Mercoledì sono stati decretati i vincitori della edizione 2010 della StartCup di Bologna. Hanno partecipato 27 team con altrettante idee di impresa. Ecco i primi tre classificati:

1) RSENS

2) BE.TUBE

3) Volta Electronics

Menzione speciale della giuria per la qualità del business plan a IUBENDA e REMEMBRANE


Il primo e il secondo classificato si aggiudicano rispettivamente un premio in denaro di 5000 euro e 4000 euro. Tutti e tre s aggiudicano inoltre il diritto di partecipare al Premio Nazionale per l’Innovazione 2010, la finalissima con tutti i vincitori delle business plan competition locali,  che si svolgerà a Palermo il prossimo 3 dicembre. 100.000 euro in palio! Qui sotto la foto di gruppo dei vincitori




Complimenti a tutti i partecipanti e se volete saperne di più sulle tre imprese vincitrici cliccate qui:

Un saluto

Come consuetudine da netiquette, provvedo a presentarmi in questa veste 2.0.
Innanzi tutto voglio ringraziare Simone Ferriani per aver pensato a questa opportunità ed avermi voluto coinvolgere in prima persona. In virtù dela mia posizione come post-doc presso il Farrell Center for Corporate Entrepreneurship and Innovation sotto la supervisione di Raghu Garud e grazie all'interazione quotidiana con il direttore del centro, Anthony Warren, ho la possibilità di essere esposto ad una moltitudine di stimoli provenienti da entrambe le sfere del fenomeno, quella accademica e quella professionale. Il mio intento, in questa veste di "scout" negli UsofA, sarà di riportare esperienze dirette ed informazioni di cosa succede nel campo dell'imprenditoria in questo continente (ma non solo) e presentare alcuni risultati di ricerche accademiche che possano aiutare a comprendere un fenomeno tanto affascinante quanto complesso come quello dell'imprenditorialità.
A presto, dunque e buona lettura!

Venturing into the blogsphere

Here we go! Questo post decreta la nascita ufficiale di AlmaVenturing un blog dedicato all'imprenditorialità e agli imprenditori.

Nella mia duplice veste di ricercatore e docente universitario dell’Alma Mater Studiorum (Università di Bologna) nel corso degli ultimi anni ho avuto il piacere di interagire costantemente con  studenti, manager, imprenditori e investitori professionali.  La lezione che ho tratto da questi scambi è semplice. L'imprenditorialità è un tema che suscita grande curiosità,  se non vera e propria passione. Ne sono testimonianza,  lato accademia, la proliferazione di corsi e pubblicazioni dedicate a questo tema e, lato business, la letterale esplosione di eventi e iniziative volte a stimolare la formazione di nuove imprese attraverso business plan competitions, incubatori, bootcamps, riconosciemnti pubblici etc.

In questo oceano di eventi e informazioni, mi piace pensare che sia possibile suggerire una rotta di navigazione o meglio un itinerario conoscitivo, senza pretese di esaustività ma con l'obiettivo di offrire una bussola che aiuti a scegliere in piena autonomia la propria direzione.

Mi rendo conto che e' un obiettivo ambizioso ma credo anche di godere di una prospettiva privilegiata, per merito soprattutto di un Ateneo e di un gruppo di colleghi presso il Dipartimento di Scienze Aziendali, che da tempo si impegnano per arricchire e diffondere la cultura dell'imprenditorialità, sia sul piano scientifico che  istituzionale. Cito solo qualche esempio. L'Università di Bologna è la prima, a livello nazionale, a introdurre la StartCup, la business plan competition per nuove imprese ad alto contenuto tecnologico. Un modello oggi diffuso in tutti i maggiori atenei italiani. All'ateneo bolognese si deve inoltre la creazione del primo incubatore universitario d'impresa a livello nazionale, AlmaCube, fondato con l'obiettivo di favorire il trasferimento tecnologico dall'Università al mercato. Sempre in capo al nostro ateneo e nella fattispecie al mio collega il Prof. Gianni Lorenzoni è la presidenza di PNICube, l'Associazione degli Incubatori e delle Business Plan Competition accademiche italiane. A tutto  questo si unisce poi una tradizione significativa di ricerca nonché di insegnamenti a livello undergraduate, graduate ed executive su temi come l'entrepreneurship, il business plan e la creazione d'impresa.  Insomma, parafrasando Newton, è proprio il caso di dire che "sediamo sulle spalle di giganti".

Attorniato da tutte queste esternalità positive nasce dunque AlmaVenturing, un blog con l’obiettivo di intercettare e condividere idee, ricerche, tendenze ed eventi utili a chiunque sia interessato, professionalmente o per pura curiosità personale, al mondo dell’imprenditorialità. Fatto incidentale ma significativo, AlmaVenturing nasce proprio in corrispondenza con la Global Entrepreneurship Week 2010, la settimana mondiale dell’imprenditorialità promossa dalla Kauffman Foundation, che si svolgerà in Italia, come nel resto del mondo, dal 15 al 21 Novembre. Ma di questo avremo ampiamente modo di scrivere nei prossimi post.

Come è buona prassi, dietro ad ogni startup che si rispetti non può mancare un team di fanatici. Il team di AlmaVenturing comprende, oltre al sottoscritto, Mattia Filippelli, dottorando presso il Dipartimento di Scienze Aziendali e grande esperto di social media e Paco Giuliani, post-doc alla Penn State University, il nostro scout in terra americana. C’è poi un team allargato, che coinvolge in primis tutti i nostri colleghi che si occupano appassionatamente di imprenditorialità e/o temi contigui, in particolare penso a Fabrizio Bugamelli, Gianni Lorenzoni,  Rosa Grimaldi, Alessandro Grandi, Cristina Boari, Riccardo Fini e Laura Toschi, a cui esprimiamo sin da ora gratitudine per il sostegno e i suggerimenti che ci potranno offrire in questa avventura. In secundis, la comunità di alumni dell’Alma Mater, la nostra risorsa più grande e preziosa, l’energia imprenditoriale di domani.

Enjoy!