domenica 4 novembre 2012

Picasso, van Gogh e trappole per topi



"Build a better mousetrap, and the world will beat a path to your door
Ralph Waldo Emerson

La citazione con cui apro questo post è un classico dell’insegnamento dell’imprenditorialità, menzionata in pressoché ogni manuale per descrivere cosa l’imprenditorialità NON è. La si deve al filosofo e scrittore americano Ralph Waldo Emerson e tradotta in italiano suona grosso modo così: Costruisci una trappola per topi migliore e il mondo si farà strada per raggiungerti.  Per quanto un pensatore brillante Ralph Waldo Emerson aveva evidentemente una visione piuttosto naïve dell’innovazione e delle difficoltà che bisogna sormontare per fare accettare le proprie idee, per quanto straordinarie, dal mercato (entità quest'ultima scettica per antonomasia, abitudinaria e spessa appesantita da interessi precostituiti). Si potrebbe infatti riformulare provocatoriamente la frase di Emerson al contrario: Costruisci una trappola per topi migliore, e nessuno si farà strada per raggiungerti…a meno che. In quel “a meno che” c’è il distinguo fondamentale tra avere successo oppure no. L’imprenditore non aspetta che il mondo si faccia strada ma esce e si costruisce da solo la strada che lo porterà a far scoprire ed apprezzare al mondo la sua trappola per topi.


E’ importante tenere a mente questo distinguo ogni qualvolta si cerca di spiegare il successo di qualcosa o qualcuno. Quando si cerca, ad esempio, di spiegare perché van Gogh è morto pressoché in miseria mentre Picasso  ha lasciato beni e proprietà per un valore stimato di circa 700 milioni di euro. Ci aiuta in questo esercizio Gregory Berns (professore di scienze comportamentali della Emory University) nella parte finale di Iconoclast, un interessante saggio in cui mi sono recentemente imbattuto.  La tesi centrale di Berns è che Picasso, a differenza di van Gogh, avesse una straordinaria capacità di immergersi attivamente in una gran varietà di circoli e contesti sociali attraverso cui mobilizzava attenzione e dava visibilità ai propri lavori. Viceversa, l’unico contatto tra Van Gogh e il mondo dell’arte era mediato dal fratello, troppo poco perché il mondo si accorgesse di lui.


Ovviamente altri fattori contribuirono a creare questo profondissimo divario tra lo straordinario successo dell’uno e la fine squattrinata dell’altro, non ultima la malattia mentale di van Gogh. Ma c’è una lezione semplice e fondamentale racchiusa in questa storia  per chiunque si affacci sul mercato con un’innovazione: mettetevi in moto perché NESSUNO si farà strada per raggiungervi, neanche se la vostra innovazione è uno dei quadri più emozionanti del 19° secolo.


Pace all’anima di Emerson.

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